Paese d’ombre

Paese d’ombre vinse, nel 1972, con una straordinaria e insolita larghezza di consensi, il Premio Strega.

Il romanzo offre uno spaccato della Sardegna e della sua storia, raccontata attraverso la vita di Angelo Uras. Personaggio complesso e profondo, Angelo diventa proprietario del podere di Balanotti, dopo la tragica morte di don Francesco Fulgheri. E’ da Balanotti che inizia la narrazione; qui domina la natura e il silenzio degli alberi secolari è percepito come il silenzio di “persone che stanno zitte e pensano”.

Sulla pineta di Villacidro-Norbio, voluta da Angelo, divenuto sindaco, si chiude la narrazione. Tra Balanotti e la pineta si snoda la vita e il destino del personaggio letterario e la storia della comunità di Norbio. Dalla povertà contadina e pastorale, Angelo giunge agli istituti borghesi, da lui utilizzati a vantaggio della comunità e della sua crescita. Angelo Uras, da sindaco, acquisisce consapevolezza e opera a favore della collettività con scelte difficili e tenaci e apre il fronte della speranza e della crescita, del cambiamento senza perdita di identità.

Brano tratto da Paese d’ombre - (Parte quarta, pp. 288-290 - Edizione Mondadori)
(La costruzione del Lavatoio)

Il primo brano scelto è particolarmente significativo e racconta dell’edificazione degli abbeveratoi e del Lavatoio, ora come allora, monumento simbolo della cittadina.
La decisione di realizzare l’edificio, nasce da un’accorata richiesta, da un profondo senso civile e di rispetto che evidenzia e conferma la sensibilità e il profondo senso civico del protagonista.

Brano tratto da Paese d’ombre - (Parte seconda, pp. 73-75 - Edizione Mondadori)
(Il disboscamento e le miniere)

Il secondo brano, tratto da Paese d’ombre, affronta un tema molto caro al Dessì: le miniere, lo sfruttamento del territorio, la distruzione dei boschi. La poetica dello scrittore spesso ritorna su tematiche ambientali e Paese d’ombre è il manifesto principale della sua protesta contro lo sfruttamento irrazionale delle montagne e delle foreste,  il cui legname serviva ad alimentare i forni della fonderia Mandell, dove si lavoravano i minerali delle vicine miniere del guspinese, dell’arburese e dell’Iglesiente.

Un’imponente macchina distruttiva di boschi e foreste; gli alberi venivano tagliati senza regole che ne garantissero il rigenerarsi, e il crescente disboscamento delle montagne intorno all’abitato creava sempre più spesso problemi e disastri. Durante un’alluvione che minacciava di creare ingenti e consistenti danni al paese, diviso in due dalle acque, Angelo Uras, il protagonista, incontra l’ingegner Ferraris, il funzionario regio responsabile del reperimento del legname.

Nasce così un’amicizia e una collaborazione che, come il ponte realizzato a seguito dell’alluvione per unire le due parti del paese, metterà a confronto due mondi: uno alimentato da soli interessi economici, uno dal rispetto e dal forte senso di appartenenza a Norbio, alle sue montagne, ai suoi alberi.